La politica emigratoria italiana 1860-1973

Ercole Sori

Abstract

La politica emigratoria italiana 1860-1973

È difficile stabilire quale insieme di atti (pubblici, semi-pubblici e persino privati) possa essere definito come politica, in rapporto ad un fenomeno così multiforme, multivariato e complesso qual’è l’emigrazione all’estero tra ’800 e ’900. Tale difficoltà aumenta ancora nel caso italiano, a causa della dimensione quantitativa, della durata almeno secolare e della natura composita (provenienza regionale; composizione professionale; carattere temporaneo, permanente o indefinito a priori) della sua emigrazione all’estero. Un’ulteriore difficoltà è data dal fatto che, come spesso accade nella storia dell’Italia post-unitaria, non è semplice stabilire un nesso preciso tra la legislazione e la sua effettiva incidenza nella vita reale, tra norma e comportamenti, tra politiche ‘formali’ e pratiche ‘informali’ messe in atto da governi, apparati amministrativi, soggetti collettivi. Sul piano storiografico, poi, l’attenzione degli storici si è concentrata prevalentemente sulle controversie politiche anziché sulle politiche emigratorie vere e proprie. Ne risulta che, in molti lavori di storia dell’emigrazione italiana, i capitoli dedicati alla politica emigratoria dei governi postunitari abbondano di acute analisi del dibattito tra partiti, tra loro correnti, tra scuole di pensiero e tra attori sociali collettivi, dedicando però scarsa attenzione alle pratiche di effettivo controllo del fenomeno.
Si può tuttavia tentare una graduazione gerarchizzata dei livelli ai quali possono essere collocate norme e pratiche definibili come parti di una politica italiana dell’emigrazione. Graduando dal generale al particolare, troviamo almeno quattro livelli:

  • Indirizzi di politica economica (politica agraria,doganale e del commercio estero, ecc.)e di politica estera (politica coloniale).
  • Politiche di settore in qualche modo incidenti sul fenomeno emigratorio (ordine pubblico, reclutamento militare, navigazione commerciale, ecc.).
  • Politiche emigratorie in senso stretto (leggi di settore, circolari ministeriali, trattati internazionali di emigrazione e lavoro, apparati amministrativi speciali, ecc.). Esse possono essere suddivise a seconda dei vari ‘momenti’ in cui intervengono: a. Reclutamento, partenza e viaggio (vettori, agenti, tutela giurisdizionale, informazione, ecc.). b. Arrivo e permanenza (accoglienza, rimpatrio in caso di necessità, consolati, scuole, associazionismo all’estero, ecc.). c. Collegamento tra paese straniero e Italia (trasferimento di rimesse, ecc.). d. Rimpatrio (tutela del risparmio, consolidamento della proprietà rurale, reinserimento lavorativo, ecc.).
  • Pratiche ‘informali’ (associazionismo, reti privatistiche e solidaristiche, ecc.), ma su queste l’incidenza della politica emigratoria pubblica tende ad annullarsi.

Emigration policy in Italy (1860-1973)

In front of such a complex many-sided phenomenon like Italian emigration abroad between the 19th and the 20th century, it is difficult to define what body of acts (public, quasi-public and even private) makes up the emigration policy. The difficulty is due to the size of the phenomenon, its nearly secular duration and its complex nature: areas of origin, job skills, temporary, permanent or indefinite character. A further obstacle is represented by the fact that, as always happens in Italy after the Unity, it is not possible to ascertain to what extent legislation affects real life, nor identify the link between norms and behaviours, between ‘formal’ policies and ‘informal’ practices, implemented by governments, administrative bodies, collective bodies. Besides, historians’attention has tended to focus on ‘political conflicts’ rather than on emigration policies. As a consequence, in many historical pieces of work on Italian emigration, the chapters dedicated to the emigration policies of post-unity governments overflow with sharp analyses of the debates among parties and their currents, among different schools of thought and among social collective actors, while scarce attention is paid to the policies aimed at controlling the phenomenon.
In spite of these problems, an attempt can be made to classify, at different levels, the norms and practices making up the Italian emigration policy. From the general to the particular at least four levels can be identified:

  • Political economy measures (agrarian, customs and foreign trade policies) and foreign policy measures (colonial policy).
  • Sectorial policies, affecting in one way or another the migration phenomenon (public order, military recruitment, commercial navigation, etc.).
  • More specific emigration policies (laws, ministry circular letters, emigration and work treaties, special administrative bodies, etc.). These policies can be further subdivided depending on the moment in which they are implemented: a) recruitment, departure and voyage (carriers, agents, legal protection, information, etc.); b) arrival and permanence (reception, repatriation if necessary, consulates, schools, associations abroad); c) connections between the foreign country and Italy (remittances); d) repatriation (savings safeguard, consolidation of rural property, job replacement, etc).
  • Informal practices networks (associations, private and solidaristic networks) which however, are  poorly affected by public emigration policies.

Keywords

Politiche di popolazione; politica migratoria; emigrazione; Italia

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