I servi e la terra. Il lavoro servile nella Sardegna dell’Ottocento
Abstract
I servi e la terra. Il lavoro servile nella Sardegna dell’Ottocento
In Sardegna era abbastanza diffuso il costume di inviare i propri figli a servizio presso un'altra famiglia della comunità. La presenza di servi riscontrata in Sardegna e nella comunità oggetto della mia analisi non trova riscontro in altri studi effettuati per il sud Italia, dove l’istituto del servizio era scarsamente diffuso e impegnava una quota marginale della popolazione, in netta prevalenza donne, che prestavano servizio per ‘mestiere’ e per tutta la vita (Da Molin 1992, 252). Al contrario le caratteristiche del lavoro di servizio riscontrate per la Sardegna potrebbero essere molto simili a quelle ritrovate in alcune aree del nord Europa (Hajnal 1983; Laslett 1977).
A Ghilarza impiegarsi come servi costituiva nella maggior parte dei casi un periodo limitato della propria esistenza, di solito gli anni giovanili prima del matrimonio. Attraverso questo lavoro i servi cercavano di mettere da parte qualche cosa per potersi accasare in maniera indipendente o spesso – a causa della estrema povertà – per poter sopravvivere. Di solito, si trattava di servi abbastanza giovani che abbandonavano l’attività di servizio alle soglie dell’età adulta.
L’attività di servizio era fortemente condizionata dalle strutture produttive e dalla particolare mentalità presente nella comunità. Quest’ultima attribuiva delle competenze diverse al lavoro servile di uomini e donne. E se le donne erano essenzialmente serve domestiche, gli uomini erano, al contrario, esclusivamente servi di campagna. Differenze appaiono ugualmente in ciò che concerne le condizioni economiche e le retribuzioni spettanti a servi e serve. Entrambi godevano di rapporti di lavoro poco codificati e interamente basati sulla parola; i servi in qualche modo imparentati ai padroni erano spesso vincolati a questi da maggiori obbligazioni ‘morali’. Servi e serve facevano alcune volte parte di una rete di rapporti di parentela che influenzava non soltanto le loro condizioni materiali e salariali, ma anche il tipo di rapporto con i padroni. Verso i padroni ‘parenti’ si avevano spesso maggiori obbligazioni, che potevano talvolta condizionare la vita futura e la possibilità di accesso del servo al matrimonio. Padroni e servi avevano inoltre due diverse sfere sociali di appartenenza: ricchi proprietari di terre i primi, i secondi appartenevano di solito a famiglie con poca o nessuna proprietà. Gli uomini erano essenzialmente servi rurali; estremamente difficili e arcaiche erano le loro condizioni di vita e di lavoro. I servi rurali passavano i loro anni di servizio in aperta campagna insieme agli animali da custodire, situazione che non cambiava fino alla fine del loro servizio. L’attività di servizio era considerata dai servi una dura necessità, ma in alcuni maturava il rifiuto verso tale condizione, al punto che il desiderio di cambiare la propria situazione portava spesso i servi a gesti illegali, quali furto di animali o altri gesti criminali.
The servants and the land. The work of servants in the 18th century Sardinia
This article analyses the institution of rural servants in a small Sardinian community during the early eighteenth century. In Sardinia it was quite common for poor families to send their children to serve well-off families in the community. In Ghilarza, employment as a servant in most cases represented a limited period in life, generally in the years before marriage.
Through this employment, servants attempted to save money to be able to get married and establish their own independent family. In cases of extreme poverty, they had to work as servants just to survive. Master and servants belonged to two different groups: the former were rich land owners, and the latter poor families with little or no land. It was therefore usually a question of relatively young people working as servants, who would leave service as adulthood approached.
The life of a servant was greatly conditioned by productive structures and the particular mentality present in the community. This last point added different competences to the work of men and women. Thus, if women were essentially domestic servants, men were exclusively servants on the land. In the same way, differences emerged as regards economic conditions and wages paid to female and male servants. The work of both was based entirely on oral contracts, with scarcely any codification.
Male and female servants were sometimes part of a network of kinship relations that could affect not only their wages and material conditions, but also the relations with their masters.
Male servants were exclusively rural servants, who endured extremely difficult and archaic work conditions. Rural servants spent their years of service mainly in the open air with the animals they had to guard, a situation which remained unchanged until the end of their service. For some servants, the desire to improve such hard conditions led them into illegal activities.
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