Avversione al matrimonio? L’esperienza della popolazione irlandese dopo la Grande Carestia (1851-1911)
Abstract
Avversione al matrimonio? L’esperienza della popolazione irlandese dopo la Grande Carestia (1851-1911)
L’Irlanda dei cinquant’anni successivi alla Grande Carestia è stata spesso descritta come una sorta di anomalia demografica nel contesto dell’Europa occidentale. La risposta economica più ovvia al cambiamento economico fu l’emigrazione su larga scala verso la Gran Bretagna e l’America del Nord in particolare. Vi furono anche meccanismi di adattamento alle modificazioni economiche, a livello individuale e familiare.
Fra le caratteristiche più significative vi furono un innalzamento dell’età media al matrimonio e crescenti livelli di celibato e nubilato definitivo nel periodo fra la Grande Carestia e la vigilia della Prima Guerra Mondiale (1845-1911). Nel 1914 un quarto degli uomini irlandesi fra i 45 ed i 54 anni erano celibi e probabilmente destinati a rimanere tali. E cosa ancora più interessante, quasi altrettante donne nella stessa classe di età erano nubili, eliminando così ogni possibilità di spiegare il fenomeno riconducendolo ad un puro squilibrio fra i sessi. Sono stati fatti vari tentativi da parte degli storici e dei sociologi per spiegare questa apparente avversione al matrimonio fra gli irlandesi. E le spiegazioni adducono, di volta in volta, motivazioni religiose, culturali e/o economiche.
Il declino del matrimonio era forse dovuto alle diminuite opportunità d’impiego nell’economia irlandese? Come può, però, un’interpretazione puramente malthusiana conciliarsi con i crescenti livelli di reddito pro capite fra gli anni 1850 ed il 1914? Forse, come ha osservato uno storico economico americano, Timothy Guinnane, le nuove strategie di comportamento individuale e familiare erano risposte all’emergere di forme di ‘alternative’ al matrimonio ed ai figli? Oppure la spiegazione risiede a livello principalmente religioso e culturale: si tratterebbe perciò del rafforzarsi del dominio del cattolicesimo irlandese (la cosiddetta Devotional Revolution) o del declino della cultura Gaelica in un periodo di intensificata anglicizzazione? Più plausibilmente forse, le oscillazioni economiche e lo shock sociale provocate dalla Grande Carestia possono aver favorito un ritorno a nozioni di prudenza rispetto al matrimonio ed alle responsabilità ad esso relative. Chiaramente la dimensione economica e quella demografica si compenetrano, ma per individuare le relazioni effettive occorre sottoporle ad una verifica econometrica. Grazie ad un’ampia base di dati statistici di natura economica e sociale raccolti per l’Irlanda del periodo 1851-1911, a livello di contea, verifichiamo diverse ipotesi che cercano di spiegare le particolari strategie perseguite dalle famiglie irlandesi. Nella parte finale dell’articolo presentiamo un nuovo modello per l’analisi del sistema economico e demografico irlandese che cerca di spiegare i cambiamenti nel matrimonio e nelle tendenze migratorie.
La tecnica di analisi utilizzata per studiare le tendenze matrimoniali irlandesi è una analisi econometrica spazio-temporale. Sperimentiamo qui due tipi di modelli un modello Spazio-Temporale ed un modello econometrico di tipo SUR (Seemengly Unrelated Regression). La variabile dipendente è in entrambi i casi la proporzione di celibi nella classe di età 45-54 anni, cioè il cosiddetto celibato definitivo.
Against Marriage? Non-Marriage and the Irish, 1851-1911
Ireland in the half-century after the Great Famine has sometimes been described as the demographic freak of Western Europe. The most obvious adjustment if post-Famine Irish to economic change was the large-scale emigration of people out of Ireland, to Britain and North America in particular. But there were changes to individual, family and household behaviour also which accomodated and channeled economic change.
Among the most notable features were an increasingly late age of marriage and rising levels of permanent celibacy during the period between the Great Famine and the eve of First World War (1845-1911). By 1914 a quarter of all Irish men aged 45 to 54 years were unmarried, and unlikely to ever marry. Intriguingly, almost as many women in the same age category were also single, thus ruling out any attempt to explain the phenomenon purely in terms of gender imbalances. Various attempts have been made by historians and sociologists to understand an apparent ‘aversion’ to marriage in the Irish case. These range from religious and cultural to the economic.
Was the decline to marriage, for instance, due to declining employment opportunities within the Irish economy? But how can a malthusian-style interpretation be reconciled with rising levels of income per head between the 1850s and 1914? Perhaps, as has been argued by an American economic historian. Timothy Guinnane, changing individual and household strategies were a response the emergence of ‘substitutes’ for marriages and children? Or perhaps the explanation lies primarily at the level of religion and culture: the tightening grip of Irish catholicism (the so-called ‘Devotional Revolution’) or the decline of Gaelic culture during a period of intensified anglicisation? More plausibly perhaps, the economic and social shock waves emanating from the catastrophe of the Great Famine may have radically recast notions of prudence in relation to marriage and its attendant responsibilities.
Clearly the economic and demographic interpenetrate, but teasing out the actual relationships requires econometric testing. Drawing on an extensive database of Irish economic and social statistics for the period 1851-1911, arranged at the spatial level of the county, we test a variety of hypotheses which seek to explain the peculiar strategies pursued by Irish families and households. In the final part of the paper we present new model of the Irish economic-demographic system which seeks to account for the changes in marriage and migration patterns.
The technique of analysis used to analyse Irish marriage patterns is pooled cross-section time-series analysis. We are currently experimenting with two basis models, a Space-Time model, and a Seemingly Unrelated Regression model. The dependent variable in each case is the proportion of the population still single in the age group 45-54 years, or what is usually referred to as permanent celibacy.
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